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Superquark Chernobyl Nel Buio Degli Anni Luce DivX Pcm Ita tntvillage scambioetico

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Superquark Chernobyl Nel Buio Degli Anni Luce DivX Pcm Ita tntvillage scambioetico

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 SuperQuark Chernobyl nel buio degli anni luce.avi

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Superquark - Chernobyl Nel Buio Degli Anni Luce [DivX - Pcm Ita] [Tntvillage.Scambioetico]

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CHERNOBYL NEL BUIO DEGLI ANNI LUCE
Una catastrofe annunciata
Speciali SuperQuark

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Link al riepilogo della serie



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- Scheda tecnica del filmato -



Titolo: Chernobyl nel buio degli anni luce
Sottotitolo: Una catastrofe annunciata
Serie Tv: Speciali SuperQuark
Emittente: Rai1
Trasmesso il 19/03/2006
Genere: Documentario storico
Regia: Gabriele Cipollitti
Conduttore: Piero Angela
Audio: Italiano
Sottotitoli: n.d.



- Trama -

«All’una e mezzo di notte del 26 aprile 1986 alcuni tecnici venuti da Mosca stanno facendo delle prove sperimentali sul reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, nell’attuale Ucraina. Inspiegabilmente, non rispettano nessuna delle procedure di salvaguardia e, anzi, commettono una serie di errori. Arrivano persino a ignorare i segnali di allarme che si accendono e impazziscono perché il reattore sta per superare i limiti di tolleranza e sta per esplodere. Poi, l’apocalisse».
Così Piero Angela racconta i passi che hanno portato al disastro della centrale di Chernobyl vent’anni fa. Una tragedia che tenne il mondo con il fiato sospeso. Il giornalista è andato sul posto per realizzare uno speciale di «Superquark» dal titolo «Chernobyl: nel buio degli anni luce», diretto da Gabriele Cipollitti, in onda mercoledì 19 aprile su Raiuno. «Dopo l’esplosione» prosegue Angela «si è sviluppato un incendio furioso che ha provocato la fuoriuscita di materiale radioattivo dal tetto. Peraltro, mentre le centrali nucleari sono chiuse da una cupola di cemento, quella aveva un semplice rivestimento di laterizio, che non ha fornito alcuna protezione». Radiazioni e polveri micidiali si sono così liberate nell’aria, ma c’è una cosa che il giornalista sottolinea: «È agghiacciante, ma le autorità sovietiche hanno cercato subito di mettere a tacere l’incidente e per 36 ore non hanno detto nulla. Per un giorno e mezzo, la gente che viveva tranquillamente nei dintorni della centrale, ha continuato ad assorbire radiazioni mortali. Si calcola che 4.000 bambini abbiano sviluppato un tumore alla tiroide, ma che, tranne 9 di loro che non ce l’hanno fatta, siano poi guariti».
Ma come si è scoperta la tragedia? «Sono stati gli svedesi, durante i controlli di routine nelle loro centrali, ad accorgersi di un aumento della radioattività: il vento l’ha portata verso nord. Solo allora, le autorità sovietiche hanno raccontato al mondo che cosa era successo».
La cittadina maggiormente colpita fu quella di Prypiat, a un paio di chilometri dalla centrale. «Ospitava 50.000 persone» spiega Angela «con un’età media di 30 anni, per la maggior parte laureati e tecnici specializzati che lavoravano nelle quattro centrali di Chernobyl (e ce n’erano due in costruzione). Un centro abitato vivace, con concerti, eventi culturali, parchi giochi per i bambini. Perfino un luna park che avrebbe dovuto essere inaugurato quattro giorni dopo il disastro e che è rimasto pronto, intatto, ma non verrà mai più utilizzato. Ebbene, a 36 ore dall’esplosione, arrivarono 1.000 autobus da Kiev e caricarono tutti gli abitanti con le loro famiglie, dicendo loro di non prendere nulla perché sarebbero rientrati dopo tre giorni nelle loro case. In realtà non sono mai più ritornati. L’area venne circondata da filo spinato e chiusa. Oggi è una città fantasma ed è quella che più mi ha colpito nel mio viaggio. Sembra una Pompei moderna: tutto è rimasto immobile come allora, ci sono gli oggetti personali, le scarpe lasciate in fretta e furia, i mobili, la piscina... È una zona non bonificata: quindi, mentre all’esterno le piogge hanno lavato il terreno, dentro i palazzi bisogna stare attenti a non toccare né inalare le polveri radioattive ancora presenti».
Tornando a quella terribile notte, si cercò di spegnere l’incendio gettandovi sopra argilla, sabbia, piombo: è la fase nella quale si conta il maggior numero di vittime. «Nei mesi seguenti si costruì un tetto di metallo, che però non si riuscì a sigillare. Ancora oggi, ci sono piccole fuoriuscite di radiazioni e il cuore del reattore è incandescente. Lo rimarrà per qualche decennio a causa di reazioni disordinate non più controllabili».
Parlare del numero delle vittime non è facile, anche perché è impossibile monitorare con precisione la massa di persone che negli anni si è recata a Chernobyl. «Si conta che alla messa in sicurezza della centrale abbiano lavorato, alternandosi, tra i 600.000 e gli 800.0000 addetti. Oltretutto, le altre tre centrali hanno continuato a funzionare per molto tempo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha condotto uno studio per le Nazioni Unite e il risultato è che i morti accertati sono stati solo 59, mentre 9.000 sono le persone che nel corso della vita svilupperanno un tumore in seguito alle radiazioni ricevute. Ogni giorno, alla manutenzione e ai controlli della centrale di Chernobyl, lavorano 3.500 persone, che arrivano la mattina e se ne vanno la sera, nessuno dorme più lì. Vivono quasi tutti a circa 60 chilometri, a Sluvotich, una cittadina costruita a tempo di record dopo lo sgombero di Prypiat».
Oggi, vent’anni dopo, la vita sembra essere ripresa normalmente in quelle zone. Certo, ci sono alcune regole da seguire. «In un raggio di 30 km dalla centrale non ci vive nessuno, tranne alcuni contadini che sono ritornati a loro rischio e pericolo nelle case nei boschi lì intorno. C’è il divieto di coltivazione e bisogna stare attenti a quello che si mangia, soprattutto frutti di bosco, funghi e selvaggina. Per il resto, ci sono addirittura i turisti che visitano la centrale. Le radiazioni nell’area oggi sono tollerabili. Se si rimane fermi accanto al muro di cinta per 20 ore, si assorbono le radiazioni di una lastra al torace. Con il misuratore geyger, abbiamo verificato che il livello di radioattività presente a Chernobyl è più basso di quello della nostra redazione a Roma».
Ma la nube radioattiva che vent’anni fa si sprigionò da quella centrale, a causa dei venti, terrorizzò tutta l’Europa. «In Italia, per alcune settimane, venne proibito il consumo di latte, perché si temeva che le mucche potessero mangiare erba contaminata. E poi no insalata, ortaggi... Il panico portò al referendum sul nucleare e all’azzeramento del programma sull’energia atomica. Negli altri Paesi europei ci fu una riflessione sulla pericolosità delle centrali, ma l’utilizzo dell’energia nucleare non venne mai messo in discussione. Oggi, l’Italia compra l’85% dell’energia all’estero. E ogni anno il consumo sale dell’1,8% a fronte del prezzo del petrolio che continua a crescere. Lo speciale “Superquark” è l’occasione per riflettere sulla situazione energetica del nostro Paese».


*Note: alla trasmissione mancano gli ultimi dieci minuti sulle fonti di energia alternative, dovuto a problemi di ricezione del satellite




::: - Scheda tecnica del DivX<::::::
::::> dati ottenuti con GsSpot Ver. 2.70a <::::


Dimensione: 1.400MB
Durata: 1:41:18
Video Codec: Dvix 5.1
Video Bitrate: 571 kb/s
Risoluzione: 720x576
FPS (Frames/sec):25
QF (Frame quality): 0,055 b/p
Audio Codec: Pcm
Audio Bitrate: 1.411kb/s
Freq Audio: 44.100Hz

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