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 Del romanzo storico e, in genere, de i componimenti misti di storia e d'invenzione

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 Il conte di carmagnola

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- Biography -

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In seguito alla separazione dei genitori (la madre dal 1792 convive con il colto e ricchissimo Carlo Imbonati, prima in Inghilterra, poi in Francia), Alessandro Manzoni dal 1790 al 1803 viene educato in collegi religiosi, prima dal 1796 al 1798 presso il collegio Sant'Antonio dei padri Somaschi a Lugano, poi presso i Barnabiti. Pur essendo insofferente di tale pedantesca educazione, della quale denunciò i limiti anche disciplinari, e pur venendo giudicato uno studente svogliato, egli, da tali studi deriva una buona formazione classica e un gusto letterario. A quindici anni sviluppa una sincera passione per la poesia e scrive due notevoli sonetti. Il nonno materno gli insegna a trarre dall'osservazione del reale, conclusioni rigorose ed universali.
Il giovane Manzoni dal 1803 al 1805 vive con l'anziano don Pietro, dedica buona parte del suo tempo alle ragazze e al gioco d'azzardo, ma ha modo anche di frequentare l'ambiente illuministico dell'aristocrazia e dell'alta borghesia milanese. Il compiacimento neoclassico del tempo gli ispira le prime esperienze poetiche, modulate sull'opera di Vincenzo Monti, idolo letterario del momento. Ma, oltre questi, il Manzoni si volge a Giuseppe Parini, portavoce degli ideali illuministici, nonché dell'esigenza di moralizzazione. A questo periodo si devono Il trionfo della libertà, Adda, I quattro sermoni che recano l'impronta di Monti e di Parini, ma anche l'eco di Virgilio e di Orazio.
Nel 1805 raggiunge la madre ad Auteuil, dove passa due anni, partecipando al circolo letterario dei cosiddetti ideologi, filosofi di scuola ottocentesca, tra i quali si fa molti amici, in particolare Claude Fauriel e ha modo di apprendere le teorie volterriane. Alessandro si imbeve della cultura francese classicheggiante in arte, scettica e sensista in filosofia (i sensi sono alla base della conoscenza; l'illuminismo è la critica razionale della realtà; lotta al pregiudizio e alla tradizione derivata dall'autorità; i problemi religiosi non si basano sull'esperienza, ma sulla superstizione) ed assiste all'evoluzione del razionalismo verso posizioni romantiche.
Nel 1806-1807, mentre si trova ad Auteuil, appare per la prima volta in pubblico come poeta, con due pezzi, uno intitolato Urania, in stile neoclassico, del quale poi lui stesso diventerà il più strenuo avversario; l'altro, invece, una elegia in versi liberi, sulla morte del conte Carlo Imbonati, dal quale, attraverso la madre, erediterà un patrimonio considerevole, compresa la villa di Brusuglio, diventata da allora sua principale residenza.
Fondamentale è l'incontro con il critico e filologo Claude Fauriel (1772-1844) elaboratore delle dottrine romantiche, con il quale il Manzoni stringe una duratura amicizia. Per mezzo del Fauriel il Manzoni entra in contatto con l'estetica romantica tedesca, prima ancora che Madame de Staël la diffonda in Italia. Nel 1809, dopo la pubblicazione del suo poemetto Urania, Manzoni dichiara che non scriverà mai più versi simili, aderendo alla poetica romantica, secondo la quale la poesia non deve essere destinata ad una élite colta e raffinata, bensì deve essere di interesse generale ed interpretare le aspirazioni e le idee dei lettori. Manzoni è ormai sulla via del realismo romantico; tuttavia non accetterà mai la convinzione propria sia del romanticismo sia dell'amico Fauriel, che la poesia debba essere espressione ingenua dell'anima e quindi non rinuncerà mai al dominio intellettuale del sentimento ed a una controllata espressione formale, caratteristica di tutto il nostro romanticismo.
Nel 1810 Manzoni, già anticlericale per reazione all'educazione ricevuta ed indifferente più che agnostico o ateo riguardo al problema religioso, si riavvicina alla Chiesa. Nel 1808, a Milano, lo scrittore aveva sposato la calvinista Henriette Blondel (1791-1833), figlia di un banchiere ginevrino; il matrimonio si rivelò felice, coronato dalla nascita di 9 figli. Tornato a Parigi la frequentazione con il sacerdote Eustachio Degola, genovese, giansenista (che da Sant'Agostino deriva l'interpretazione assolutistica del problema della predestinazione, della grazia e del libero arbitrio), porta i due coniugi l'una all'abiura del calvinismo e l'altro ad un riavvicinamento alla pratica religiosa cattolica (1810).
Tale riconciliazione con il cattolicesimo è per lo scrittore il risultato di lunghe meditazioni; il suo atteggiamento, pur nella sua stretta ortodossia (cioè nell'esigenza di attenersi rigorosamente ai dettami della Chiesa), ha coloriture gianseniste che lo portano alla severa interpretazione della religione e della morale cattoliche. La riscoperta della fede fu per Manzoni la conseguenza logica e diretta del dissolversi, nei primi anni dell'800, del mito della ragione, concepita come perennemente valida e certa fonte di giudizio, donde la necessità di individuare un nuovo sicuro fondamento della moralità. Persa, quindi, la speranza di raggiungere la serenità per mezzo della ragione, la vita e la storia gli parvero romanticamente immerse in un vano, doloroso, inspiegabile disordine: per non abbandonarsi alla disperazione bisognava trovare un fine ultraterreno. Nel Manzoni, quindi, l'irrequietezza esistenziale si compone nella fede fervente conciliandola con la fermezza intellettuale.
La sua energia intellettuale nel tempo immediatamente successivo alla conversione fu impegnata nella composizione degli Inni Sacri, una serie di liriche sulle principali festività liturgiche, ed un trattato sulla moralità cattolica, compito intrapreso sotto la guida religiosa di monsignor Luigi Tosi (cui il Degola aveva affidato la guida spirituale della famiglia Manzoni al loro ritorno in Italia), in riparazione alla sua iniziale lontananza dalla fede.
Importante è anche Antonio Rosmini, con cui strinse una profonda amicizia. Rosmini, sul letto di morte, avrà proprio il conforto del Manzoni, a cui lascerà il testamento spirituale: Adorare, Tacere e Godere.
Nel 1818 mise in vendita tutti i suoi possedimenti lecchesi, compresa la villa di famiglia del Caleotto dove aveva trascorso l'infanzia. Intendeva trasferirsi definitivamente in Francia e aveva messo in vendita anche la casa di via Morone a Milano, ma le trattative con Gian Giacomo Poldi Pezzoli furono interrotte perché le autorità austriache gli negarono il passaporto.
Nel 1819 Manzoni pubblicò la sua prima tragedia, Il Conte di Carmagnola, che generò una viva controversia perché violava coraggiosamente tutte le convenzioni classiche. Un articolo pubblicato su di una importante rivista letteraria lo criticò severamente; d'altronde fu addirittura Goethe che replicò in sua difesa, insieme al meno famoso critico ligure Trincheri da Pieve.
La morte di Napoleone nel 1821 ispirò a Manzoni il noto componimento lirico Il cinque maggio. Gli eventi politici di quell'Years, uniti alla carcerazione di molti suoi amici, pesarono molto sulla mente di Manzoni, ed il suo lavoro di quel periodo fu ispirato soprattutto dagli studi storici in cui cercò distrazione dopo essersi ritirato a Brusuglio.
Intanto, attorno all'episodio dell'Innominato, storicamente identificabile come Francesco Bernardino Visconti, iniziò a prendere forma il romanzo Fermo e Lucia, la versione originale de I Promessi sposi, che fu completato nel settembre 1822. Dopo la revisione da parte di amici tra il 1825 ed il 1827, esso fu pubblicato, un volume per Years, portando ad un tratto una grande fama letteraria all'autore.
Sempre nel 1822, Manzoni pubblicò la sua seconda tragedia, Adelchi, che tratta del rovesciamento da parte di Carlo Magno della dominazione longobarda in Italia, e che contiene molte velate allusioni all'occupazione austriaca.
In seguito Manzoni, per dare vita alla stesura finale del romanzo a livello formale e stilistico, si trasferì per lungo tempo a Firenze, così da entrare in contatto e "vivere" la lingua fiorentina delle persone colte, che rappresentava per l'autore l'unica lingua dell'Italia unita. Rielaborò quindi I promessi sposi dopo la "risciacquatura in Arno" facendo uso dell'italiano nella forma toscana, e nel 1840 pubblicò questa riscrittura. Con ciò assumeva che quella era la prima vera opera frutto totale della lingua italiana. Dette alle stampe anche la Storia della colonna infame, che riprende e sviluppa il tema degli untori e della peste, che già tanta parte aveva avuto nel romanzo, del quale inizialmente costituiva una excursus storico. Scrisse anche un breve trattato sulla lingua italiana: Dell'unità della lingua italiana e dei mezzi per diffonderla.
La vita di Manzoni fu rattristata da molti dolori. La perdita della moglie nel 1833 fu seguita da quella di molti dei suoi figli tra cui la primogenita Giulia, moglie di Massimo D'Azeglio, e da quella della madre. Il 2 gennaio 1837 sposò la seconda moglie, Teresa Borri, vedova del conte Decio Stampa. Egli sopravvisse pure a quest'ultima, mentre dei nove figli nati dal primo matrimonio solo due morirono successivamente al padre.
La morte del figlio maggiore, Pier Luigi, il 28 aprile 1873, fu il colpo finale che accelerò la fine di Manzoni, dopo una caduta all'uscita dalla chiesa di San Fedele di Milano, in cui subì un trauma cranico: le sue condizioni ebbero un rapido crollo ed egli cadde ammalato immediatamente; morì di meningite cerebrale, il 22 maggio, a Milano. Nella città ambrosiana si tenne il solenne funerale, nel Cimitero Monumentale, che vide una grandissima partecipazione e la presenza dei principi e di tutte le più alte autorità dello stato. Nel 1874, nell'anniversario della morte, Giuseppe Verdi compose la Messa di requiem per onorarne la memoria. Nel 1883, a dieci anni dalla morte, la sua tomba venne spostata nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.
Le prime biografie di Manzoni furono scritte da Cesare Cantù (1885), Angelo de Gubernatis (1879), Arturo Graf (1898). Una parte delle lettere di Manzoni fu pubblicata da Giovanni Sforza nel 1882.
Nel 1861 nel primo Parlamento dell' Italia Unita fu eletto senatore a vita. In quegli anni fu considerato il maggiore scrittore italiano vivente.

- Dati -

Title: Adelchi
Author: Alessandro Manzoni
Language: Italiano
Genre: Tragedia
Format:: TXT, RTF, PDF
Luogo e data della prima: 1822

Plot

Ermengarda, figlia di Desiderio (re dei Longobardi) per ragioni di Stato, viene rifiutata come sposa da Carlo Magno. Desiderio per vendicarsi vuole fare incoronare i figli di CarlomYears, fratello di Carlo Magno, rifugiatisi presso di lui. Carlo Magno manda un ultimatum a Desiderio, il quale rifiuta e dichiara guerra. Grazie al tradimento di duchi longobardi l'esercito di Carlo Magno avanza verso Verona. Ermengarda, che si era rifugiata presso la sorella Ansberga(Anselperga) nel monastero di San Salvatore a Brescia, scopre delle nuove nozze di Carlo Magno e delirando muore. Sempre grazie all'aiuto di traditori, Carlo Magno riesce a conquistare Verona e fa prigioniero Desiderio.
Adelchi prima aveva cercato inutilmente di opporsi alla guerra contro i Franchi, poi combatte fino alla morte. Condotto in fin di vita alla presenza di Carlo e del padre prigioniero, invoca, prima di morire, clemenza per il padre e lo consola per aver perduto il trono: non aver più alcun potere infatti non lo obbligherà più "a far torto o subirlo". Adelchi è una fantastica tragedia manzoniana che mette in scena la caduta del regno longobardo in Italia da parte dei franchi nell'VIII sec. Il significato profondo della figura di Adelchi e del suo dialogo con il padre è importante e allo stesso tempo innovativo: infatti riflette sul fatto che anche loro, prima di essere stati sconfitto da Carlo e dai franchi, si erano dovuti imporre su altre popolazioni: In parole povere riflette sulla ciclicità della storia, e si ha così un miglioramento sul piano morale del personaggio. In quest'opera Manzoni inizia a sviluppare il tema della Divina Provvidenza che sarà poi fulcro tematico dei Promessi Sposi.

Title: Il cinque Maggio
Author: Alessandro Manzoni
Language: Italiano
Genre: Ode
Format:: TXT, RTF, PDF
Composta nel: 1821

Plot

Il cinque maggio è un'ode scritta da Alessandro Manzoni nel 1821, in occasione della morte di Napoleone Bonaparte in esilio sull'isola di Sant'Elena.
Nell'opera, scritta di getto in tre giorni dopo aver appreso dalla «Gazzetta di Milano» del 16 luglio 1821 le circostanze della morte di Napoleone, lo scrittore mette in risalto le battaglie e le imprese dell'ex imperatore nonché la fragilità umana e la misericordia di Dio.
« Ei si nomò: due secoli,
l'un contro l'altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe' silenzio, ed arbitro
s'assise in mezzo a lor. »
(Alessandro Manzoni, Il cinque maggio, vv 48-53)

Quando Napoleone morì (5 maggio 1821) la notizia in Europa si divulgò solo dopo qualche mese e si seppe anche che durante l'esilio Napoleone aveva ricevuto i sacramenti cristiani. Manzoni fu molto colpito da questo particolare e nella suo cantico non vede Napoleone come il "grande stratega", il "genio della guerra" ma vede tutta la cosa sotto l'aspetto spirituale, Manzoni immagina come doveva soffrire Napoleone rinchiuso su un'isoletta dispersa e immagina anche come la Fede e Dio abbiano avuto compassione nei confronti di Napoleone.
Da notare come con la suddetta opera, che è stata scritta dopo la morte di Napoleone, in modo che Manzoni non potesse riceverne nessun vantaggio (infatti il Manzoni non nutriva tanta simpatia per il dittatore e al contrario di molti letterati suoi contemporanei, non stese mai un'ode nei suoi confronti), il poeta ha esplicitamente fatto intendere di non voler né denigrare né celebrare il personaggio storico, ma ha rimandato questo giudizio ai posteri (vv 31-32), i quali con maggiore distacco potrYears valutare meglio dei contemporanei, coinvolti nelle passioni dell'epoca.

Title: Il conte di carmagnola
Author: Alessandro Manzoni
Language: Italiano
Genre: Tragedia
Format:: TXT, RTF, PDF
Luogo e data della prima: 1816

Plot

La prefazione:
Dedicata all'amico Claude Fauriel, è preceduta da una prefazione sulle unità drammatiche e sull'uso del coro che, non essendo legato allo svolgimento dell'azione, non può alterarla e, nel contempo, costituisce una parentesi lirica che dà voce ai sentimenti dell'autore togliendogli la tentazione di parlare per bocca dei personaggi, lasciando così separata la realtà storica dalle passioni e dalla fantasia del poeta. A questo proposito il Foscolo osservò che necessariamente, i personaggi storici di una tragedia pronunciano discorsi mai detti e compiono azioni mai avvenute.
Manzoni aggiunse anche alcune notizie storiche sull'argomento della tragedia; in tale introduzione sostenne l'innocenza del conte, ma studi recenti hYears confermato il contrario.
La tragedia:
Il carme secondo l'uso del tempo, è in versi endecasillabi. Per il coro Manzoni sceglie il decasillabo, molto martellante ed incisivo.
Il soggetto sembra essere stato ispirato dalla lettura di un'opera di Francesco Lomonaco, Vite dei famosi capitani d'Italia (1804) che era stato anche il medico personale del Manzoni. Qualche incertezza c'è nella ragione del titolo. Francesco da Bussone, il personaggio centrale della tragedia, era effettivamente detto Il Carmagnola e, pur essendo di umili origini, era stato fatto conte da Filippo Maria Visconti, ma era stato creato conte di Castelnuovo Scrivia e non di Carmagnola che apparteneva al marchesato di Saluzzo. È controverso se si tratta di una "svista" del Manzoni o invece un ossimoro, in quanto Carmagnola, proprio pochissimi anni prima, era un canto rivoluzionario molto noto dei più accesi sanculotti. In questo modo agli inizi della Restaurazione il personaggio positivo della tragedia veniva ribadito, nonostante il titolo di conte, il proprio carattere di derivazione popolare.
Francesco Bussone era un valente capitano di ventura, dapprima per il duca di Milano e poi per i Veneziani, al soldo dei quali aveva vinto il suo antico padrone nella battaglia di Maclodio, nel 1427.
Secondo l'uso delle compagnie di ventura, aveva lasciato liberi i prigionieri. Per questo motivo era stato accusato dai veneziani che sospettavano un tradimento, e veniva condannato a morte.

Title: Storia della colonna infame
Author: Alessandro Manzoni
Language: Italiano
Genre: Saggio storico
Format:: TXT, RTF, PDF
Pubblicato nel: 1840

Plot

La Storia della Colonna Infame è un saggio di tipo storico scritto da Alessandro Manzoni in un arco di tempo piuttosto lungo. Radicalmente legata al romanzo I Promessi Sposi, la vicenda faceva inizialmente parte del V capitolo del IV tomo dell'opera nella sua prima edizione, resa pubblica con il nome di Fermo e Lucia.
Caratteristica inconfondibile dell'autore è stata la perenne insoddisfazione e la conseguente rivisitazione di tutte le sue opere, caratteristica che lo porterà a espuntare la vicenda della Colonna Infame, con l'intenzione di pubblicarla come appendice storica nella seconda edizione del romanzo infatti era un brano decisamente troppo lungo per essere inserito all'interno del romanzo. Manzoni la pubblicherà in seguito, nel 1840, con il titolo noto.
La vicenda narra dell'intentato processo a Milano durante la terribile peste del 1630 contro due presunti untori, ritenuti responsabili del contagio pestilenziale tramite misteriose sostanze, in seguito ad un'accusa - infondata - da parte di una "donnicciola" del popolo, Caterina Rosa.
Il processo, svoltosi storicamente nell'estate del 1630, decretò sia la condanna capitale di due innocenti, Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Mora, sia la distruzione della casa di quest'ultimo. Come monito, venne eretta sulle macerie dell'abitazione del Mora la "colonna infame", che dà il nome alla vicenda.
Con questa tragica vicenda, Manzoni vuole affrontare il rapporto tra le responsabilità del singolo e le credenze e convinzioni personali o collettive del tempo. Tramite un'analisi storica e giuridica, l'autore cerca di sottolineare l'errore commesso dai giudici e l'abuso del loro potere, che calpestò ogni forma di buonsenso e di pietà umana spinti da una convinzione del tutto infondata e da una paura legata alla tremenda condizione del tempo provocata dall'epidemia di peste.

Title: Fermo e Lucia
Author: Alessandro Manzoni
Language: Italiano
Genre: Romanzo storico
Format:: TXT, RTF, PDF
Pubblicato nel: 1823

Plot

La prima stesura dei Promessi Sposi è molto diversa dall'edizione definitiva, che vedrà la luce quasi vent'anni dopo, nel 1840. L'autore, nell'arco di due anni scrive il romanzo in quattro tomi, intitolandolo provvisoriamente Fermo e Lucia, dal nome dei protagonisti. La composizione inizia nel 1821 e termina nel 1823, con alcune interruzioni. Oltre ai romanzi che circolano in quegli anni e che vengono pubblicati intorno al 1820, come quello di Walter Scott, il Manzoni attinge alle cronache e alle opere di storiografia del Seicento. Ricordiamo: De peste Mediolani quae fuit Years MDCXXX (La peste che scoppiò a Milano nel 1630), e Historiae Patriae (Le storie della patria, in 23 libri) di Giuseppe Ripamonti (1573-1643), il Raguaglio di Alessandro Tadino (1580-1661), medico milanese che diagnosticò la peste e le sue cause, nonché le opere dell'economista Melchiorre Gioia, contemporaneo del Manzoni.
La novità che balza subito all'occhio è il fatto che sono protagonisti personaggi di origine umile e l'ambientazione è di tipo rurale. Niente cavalieri né damigelle, tornei, imboscate e duelli all'ultimo sangue, ma solo situazioni che, trasposte in epoche diverse, potrebbero vedere coinvolto chiunque. Certo non mancano vicende eccezionali, come la peste, la guerra, il rapimento della protagonista, una clamorosa conVersion: tuttavia Manzoni le presenta con estrema verosimiglianza. Infatti crede nella necessità di rifondere, nel romanzo, il vero storico e l'invenzione poetica: lo scrittore pensa che la letteratura, per avere carattere educativo, non può rinunciare a proporsi come momento di conoscenza e stimolo alla riflessione. Perciò deve prospettare personaggi, vicende, situazioni, considerazioni, scene, dialoghi e soliloqui in cui il lettore si possa riconoscere.
Come mai la scelta degli umili come protagonisti? E perché proprio un romanzo storico? Sicuramente non è estranea la concezione cristiana del Manzoni e la sua opinione che la storia sia fatta dalla gente comune, dalla massa popolare, piuttosto che dalle élites al potere. Naturalmente si tratta di una narrazione, nella quale una vicenda d'amore è inserita in un contesto illustrato con precisione e sul quale l'autore si documenta con cura puntigliosa. A questo punto torniamo ancora una volta al felice binomio di verità e fantasia che dà al romanzo realismo e universalità.
Spieghiamoci meglio: l'ambientazione rigorosamente studiata e i tipi umani scelti dall'autore rimandano alla realtà. I protagonisti non sono creature eccezionali, ma gente semplice come se ne trova ovunque e in ogni epoca. I personaggi "storici", ossia quelli ricavati dalle cronache, sono riprodotti senza che mai siano falsate (o "romanzate") le fonti storiche, ma proprio questi personaggi acquistano una suggestione straordinaria quando l'autore cerca di illuminare la loro psicologia e immagina ciò che le cronache non possono dire, ossia il loro dramma interiore, il fastello di irrequietezze, di paure, di contraddizioni, le riflessioni, i compromessi che li portano a scelte e decisioni sofferte. L'autore li ricostruisce dall'interno, inventa il processo spirituale che li ha resi quelli che Plotndano gli storici. Per questa operazione letteraria deve fare appello alla sua arte poetica, alla sua sensibilità, e, perché no?, anche alla sua esperienza personale: chi potrebbe negare che, per ricostruire la faticosa conversione dell'innominato, Manzoni non abbia ripensato alla "sua" conversione?
Un'altra domanda: perché proprio il Seicento? Si può rispondere, ricordando il patriottismo profondo del Manzoni. Nel secolo della dominazione spagnola sul Milanese, egli ravvisa molte analogie con il suo tempo, in cui la Lombardia è sottomessa agli Austriaci e ancora compaiono prevaricazioni e violenze. Come a quei tempi gli umili erano in balìa delle forze politiche, così ora i diritti dei cittadini sono violati e le loro giuste esigenze di libertà sono soffocate. La vicenda è ambientata nel territorio del Ducato di Milano e dura per due anni, dal 1628 al 1630. Protagonisti sono due giovani borghigiani che non possono sposarsi perché il signorotto della zona si è incapricciato della promessa sposa. Dopo lunghe peripezie (i fidanzati devono separarsi ma si ritrovano, poi, in circostanze drammatiche) le nozze vengono celebrate.

Il romanzo non soddisfa affatto l'autore che lo dà in lettura agli amici Visconti e Fauriel. Quest'ultimo gli suggerisce alcuni tagli sostanziali, per modificare una struttura poco equilibrata, in alcune parti prolissa e fuorviante. A questo punto, però, l'autore comprende che non si tratta soltanto di scrivere una bella storia capitata in passato, di comporre un romanzo che sappia divertire e intrattenere il lettore: sente dentro di sé l'urgenza di trasmettere un messaggio universale e di dare alla sua opera quella funzione educativa, già obiettivo dei suoi capolavori precedenti. Occorre, quindi, guadagnare in sobrietà e chiarezza, dando ai personaggi quel carattere particolare che consente di farsi portavoce di un'esperienza di vita.
Nel 1825 i quattro volumi sono ridotti a tre, dall'intreccio più agile e organico. Nel 1827 ecco l'edizione (detta "ventisettana") dei Promessi Sposi - Storia milanese del secolo XVII scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni: duemila copie sono esaurite nell'arco di due mesi. Già il titolo è notevolmente suggestivo: l'autore, infatti, si presenta nelle vesti di scopritore e rifacitore, nel milanese in uso ai suoi tempi, di un antico manoscritto secentesco, composto da un misterioso autore anonimo: non è un espediente molto originale, se pensiamo che già Ludovico Ariosto l'ha usato per l'Orlando furioso (1532) e Miguel de Cervantes se ne è servito per il Don Chisciotte (1605-16015).

Title: Del romanzo storico e, in genere, de i componimenti misti di storia e d'invenzione
Author: Alessandro Manzoni
Language: Italiano
Genre: Saggio
Format:: TXT, RTF, PDF
Pubblicato nel: 1830

Plot

In questo discorso Manzoni rovescia le concezioni che sorreggevano la Lettre à monsieur Chauvet sur l'unité de temps et de lieu dans la tragédie. L'oggetto dell'arte non è il vero ma il verosimile, ovvero i prodotti dell'immaginazione.

Title: Tutte le poesie
Author: Alessandro Manzoni
Language: Italiano
Genre: Raccolta
Format:: TXT, RTF, PDF

Plot

Contiene tutte le poesie composte da Alessandro Manzoni prima e dopo la conversione, tra cui:

Autoritratto (1801)
Sonetto autobiografico su modello alfieriano.

A Francesco Lomonaco (1802)
Sonetto dedicato all'esule napoletano Francesco Lomonaco.

Alla Musa (1802)
Sonetto nel quale Manzoni invoca l'aiuto di Clio, musa della storia, affinché possa indicargli la via per una gloria imperitura.

Alla sua donna (1802)
Sonetto che pare essere dedicato a Luigina Visconti dei marchesi di San Vito, con la quale Manzoni ebbe una relazione assai tormentata.

Adda (1803)
Alessandro Manzoni inizia il sonetto nel 1801, quando si trasferisce nella casa paterna a Milano. È proprio in questo periodo che conosce autori della levatura di Ugo Foscolo e di Vincenzo Monti. A quest'ultimo, nel 1803, indirizza l'idillio "Adda", scritto in 83 endecasillabi sciolti. Lo invia all'amico in una lettera.
Nonostante l'ottimo giudizio ricevuto da questo, l'autore non pubblica l’opera, che vede la luce solo nel 1875 grazie a G. Gallia. Nell’idillio il poeta dà voce al fiume Adda, affluente del Po, che invita il Monti a trascorrere del tempo nella quiete della sua valle.

In morte di Carlo Imbonati (1806)
In questa opera il Manzoni racconta che il conte Carlo Imbonati, convivente della madre e morto da poco, gli è apparso in sogno esortandolo a non diventare mai il servo di nessuno e a conservare pura la mano e la mente.

A Parteneide (1809 - 1810)
Scritto in risposta a un'ode inviata al Manzoni dal poeta danese Jens Baggesen al quale chiede scusa di non poter tradurre il suo idillio Parthenais.

Inni Sacri 1812 (1822)
Frutto della conversione del Manzoni, gli Inni Sacri sono composizioni dedicate alle principali feste dell'Years liturgico. Il progetto prevedeva dodici Inni; in realtà Manzoni ne compose quattro, pubblicati nel 1815: La Resurrezione, Il Natale, La Passione, Il nome di Maria. Il quinto, La Pentecoste, dopo varie elaborazioni fu pubblicato nel 1822. Pur non compreso nel programma dell'autore, in genere viene fatto rientrare fra gli Inni sacri anche il frammento Il Natale del 1833 (giorno in cui morì la prima moglie, Enrichetta Blondel), abbozzato in due riprese e poi abbandonato definitivamente nel 1835 (Manzoni Yearstò in calce: cecidere manus, caddero le mani).

Osservazioni sulla morale cattolica (1819)
Manzoni in questo saggio discute e confuta le tesi di Sismonde de Sismondi nella Soria delle repubbliche italiane nel Medio Evo. Sismondi sosteneva che la morale cattolica aveva causato la decadenza politica dell'Italia; Manzoni risponde dimostrando, sulla base dell'insegnamento evangelico, che la morale cristiana è l'origine di ogni scelta positiva anche nel campo politico e sociale.

Aprile 1814 (1814)
Si ispira alla battaglia di Lipsia e alla caduta dell'Italia

Marzo 1821 (1821)
Marzo 1821 è il titolo di una lirica di Alessandro Manzoni.
È formata da 13 strofe di decasillabi.
Manzoni vi narra una storia dettata da notizie false. Infatti correva voce che i piemontesi si stessero dirigendo di nascosto a Milano per cacciare gli invasori dal capoluogo lombardo.
Si tratta dunque di una poesia di stampo patriottico scritta per incitare il popolo italiano a combattere e liberarsi dalla tirannia straniera.
Manzoni la dedica a Karl Theodor Köerner (1791-1813): "all'illustre memoria di Teodor Koerner, poeta e soldato dell'indipendenza germanica morto su campo di Lipsia il XVIII Ottobre 1813. Nome caro a tutti i popoli che combattono per difendere o per conquistare una patria".
Questa poesia è stata edita solo molto tempo dopo l'essere stata scritta, nel 1848.


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