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Davide Carrozza "kjw2137 (la Gavetta è Finita)" 2005

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KJW2137

La gavetta è finita



Queste sono le prime composizioni di Davide Carrozza. Buon ascolto.



1. KJW2137 (28:06)

a) Proemio [0:00-1:19]

b) Prima cantica [1:19-9:51]

c) Intermezzo [9:51-13.41]

d) Digressione pubblicitaria [13:41-19:02]

e) Seconda cantica [19:02-27:10]

f) Titoli di coda [27:10-28:06]



2. Adagio (7:26)



(3.) KJW2137 (La mia gavetta da remixer è appena cominciata)

Remix curato da K-Conjog







Vero e proprio zapping radiofonico invece, quello di [...] Davide Carrozza, trasformato a suon di musica concreta e inserti strumentali in un non-genere disperso nell'etere fatto di brandelli di telegiornali, briciole di suoni sparsi, campionamenti, silenzi, veri e propri brani. Il tutto compresso nelle due tracce di "KJW2137 (La gavetta è finita)", l'una della durata di ventotto minuti - orgiastica nei toni e suddivisa a sua volta in sei sottoparti -, l'altra di sette. Tra stratificazioni in stile millefoglie e momenti di stasi, dispersioni e ritorni, ci si accorge di aver sotto mano una proposta azzardata quanto estremista, borderline e di confine, in possesso di qualche momento memorabile come di talune ingenuità: una cavalcata in solitaria che si merita 6.3/10 più per il coraggio e la voglia di frantumare gli schemi consolidati che per la visione melodica d'insieme.



(Fabrizio Zampighi, Sentireascoltare.com, "We Are Demo", marzo 2007)







In quanti modi possiamo interpretare la musica? In quante diverse maniere possiamo prendere l'arte magicamente più astratta dell'universo e sposarla a tutto ciò che circonda?

Facciamo finta che sia un film, o un programma alla radio, o un discorso tra due persone. Assembliamo melodie ai suoni di tutti i giorni. Tutto questo, aggiunto ad un po' di eclettismo, qualche ascolto di troppo di sua maestà Mike Patton e un pizzico di voglia di provocare, si avvicina più o meno, per quello che si può descrivere, al nostro [...] Davide Carrozza [...]. Due tracce per un totale di quasi 40 minuti, in cui l'apparente anarchia sonora lascia intendere un lavoro certosino di circolarità e concetto, un significato costruito per gradi e per forme, e ogni tanto, per musiche.

La prima traccia, "KJW2137", è divisa in sei atti come un opera teatrale. E come un poema epico si presenta con un "Proemio", il ticchettio di un orologio che decade pian piano nella quotidianità nazionale con la "Prima Cantica", tra stralci di telegiornale, voci multilanguage e trasmissioni radiofoniche. E la musica?? Un ambient di sottofondo di ottima fattura con tanto di emozionanti violini che offrono una sensazione di contrasto emotivo non indifferente. Ma siamo verso la metà, è ora di sfoderare un po' di cultura pop. "Intermezzo" si apre la strada grazie al pluriconosciuto ritmo di "Song 2" della ben conosciuta autrice band britannica, salendo pian piano fino alla solitudine e all'arrivo in soccorso di un rap d'eccezione. Il sottofondo musicale emozionante rimane, e il contrasto diviene sempre più confuso. Non ci discostiamo molto dal minuto 13.41 con "Digressione Pubblicitaria" in opening con una hit famosa che non ricordo (Avril Lavigne??) in miscela con la celebre sigla della serie tv per teenager "O.C." (o unico brano famoso dei Phantom Planet che dir si voglia). Un miscuglio eclettico divertente e intelligente, che strapperebbe un sorriso a chiunque. Una chitarrona elettrica nel finale, un elicottero e qualche gioco di pan ci conducono verso il frammento più musicale del brano, la "Seconda Cantica". L'inizio è stranamente una chitarra acustica e triste, che si eleva fino all'ingresso di un flute ancora più commovente e in terza battuta, riff in low-fi che si intrecciano magicamente. La vena soundtrack costruisce in questo frangente una melodia semplice ma ben intrecciata, commovente e significativa. Miglior momento del disco e ottimo preludio per il finale "Titoli di coda", il semplice ritorno circolare al ticchettio dell'orologio.



"Adagio" è la seconda traccia del disco, più semplice e unitaria, un sette minuti di voci, robotica e tappeti di dolcezza melodica da migliore finale cinematografico. Un altro insieme di stralci di racconti e visioni.



Tirando le somme, questo è [...] un esperimento comportamentale, un album di vicissitudini indefinite contornate da strumenti a forte impatto emotivo. Quanto sia possibile apprezzare o meno (e soprattutto chi possa farlo) questo disco è una domanda molto ardua, come lo è la risposta. Forse i più coraggiosi, a testimonianza del coraggio del compositore, o forse i più intelligenti. O forse quelli più ingenui. A questo non posso rispondere, posso solo riconoscere il valore di questa proposta come interpretazione musicale d'avanguardia dei nostri tempi e quelli futuri. Come dice anche il nostro Davide Carrozza nella sua "sempre più radiofonica" Ghost track (al contrario del titolo dell'album), "la mia carriera da remixer è appena cominciata". Noi crediamo più alla ghost track, e quindi, perché non dovremmo avere voglia di ascoltare il seguito? (7.5/10)



(Doriana De Marco, Ondalternativa.it, 8 dicembre 2008)



http://www.davidecarrozza.it