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Passepartout 2008 03 23 Arte e Design Philippe Daverio

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Passepartout 2008 03 23 Arte e Design Philippe Daverio

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Name:Passepartout 2008 03 23 Arte e Design Philippe Daverio

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C'è un grande e rinnovato interesse per il design che coinvolge anche il mercato, dove i prezzi sembra quasi che vogliano competere con quelli dell'arte. Il design si prepara quindi a prendere il posto che una volta era della ricerca artistica? Oppure si sta assistendo al passaggio dal tradizionale rapporto tra design e industria a un nuovo rapporto, quello tra design e finanza? Questi sono i temi affrontati in questa puntata di Passepartout, il domenicale di arte e cultura di Rai Tre scritto e condotto da Philippe Daverio, attraverso una larga inchiesta tra storia e attualità, all'interno di fiere, mostre e musei di Basilea, Parigi e Miami.

La storia del design per l'industria dell'arredamento comincia all'inizio del Ventesimo secolo, quando gli architetti di Vienna iniziano a progettare le arti minori con un'attenzione maggiore. Nel Museo delle Arti Decorative di Vienna troviamo le testimonianze di questo percorso iniziale del design con protagonista soprattutto Joseph Hoffmann e poi tutti i suoi amici e colleghi delle Wiener Werkstätten. La sedia, il tavolo, la poltrona diventano così oggetti razionalmente progettati e pronti alla riproduzione industriale, costosi ma pur sempre abbordabili. Alcuni di questi oggetti, firmati dai grandi esponenti del design come Marcel Breuer, Mies van der Rohe, Le Corbusier, sono oggi considerati come vere e proprie icone della modernità.

Un passaggio nel Museo Vitra di Weil am Rhein, a Basilea, ci fa capire che oggi la musica è cambiata: il gioco sta diventando sempre più economico e mondano con la bizzarria offerta come strumento necessario alla comunicazione odierna. Tutte le nuove tendenze si muovono sulla scia di una fantasia globalizzata, al punto di far apparire cose degli anni appena passati come fossili. Quasi sembrerebbe che oggi design e arte siano la medesima cosa.

Il FIAC di Parigi è un luogo perfetto come osservatorio sulla contemporaneità: c'è di tutto per tutti, ma quel che colpisce è come si sia generata nel mondo dell'arte una propensione, forse intimamente retorica, alla ricerca quasi spasmodica dello stupore immediato. In questo vuoto generale, può diventare molto facile per il design prendere il posto che una volta era quello della ricerca artistica.

Se il design deve essere arte e ne vuole soprattutto assumere lo stesso ambito di prezzi ha bisogno di una legittimazione. La mostra "Design contre Design" al Grand Palais di Parigi sembrerebbe andare in questa direzione. Questa mostra avrebbe gettato nello sconforto più assoluto gli uomini del Bauhaus e chiunque si fosse impegnato con convinzione nel campo della progettazione architettonica. Si presenta con uno scopo preciso e un po' perverso che consiste nel far credere che, poiché alcuni mobili prodotti negli anni '10 e '20 sono ormai quasi esauriti e quindi costano tanto in quanto pezzi di antiquariato, si possano produrre oggi pezzi che siano d'antiquariato sin dalla loro nascita. Nasce l'esaltazione del prototipo, oggetti prodotti in pochi esemplari, che diventano così necessariamente costosi.

È un mondo che sostanzialmente sembra voler sostituire il tradizionale rapporto fra design e industria con un nuovo rapporto, quello tra design e finanza. Parlando di mercati e finanza il salto logico negli USA diventa quasi automatico e nel caso di "Art Basel/Miami Beach 2007", la presenza svizzera sembra rafforzare ulteriormente il concetto. L'atmosfera a Miami non è molto dissimile da quella vista alle fiere europee, in quanto non c'è niente al mondo che somigli tanto a una mostra d'arte internazionale che un'altra mostra d'arte internazionale, con i medesimi dipinti importanti, i nomi delle medesime gallerie, cambiando soltanto un po' la tipologia del pubblico. Per gli americani il rispetto per l'arte scorre in parallelo con il profondo rispetto che essi hanno per il denaro. Qui si trovano reali delizie per collezionisti raffinati, un bel Kandinsky del 1927, poi Klee, Archipenko, Max Ernst, segno che il gusto per l'arte da parte dei grandi borghesi sta tornando a orientarsi sulle piccole dimensioni e sulla ricerca di qualità precise. Il gusto dei giovani tycoons segue però un'altra via, in un'allegra epifania di cianfrusaglie estetiche e gigantismi.

Con l'arte che diventa quasi arredo, pura decorazione, l'artigianato rivendica a sua volta il diritto di essere arte. "Design Miami 2007" ci indica così la chiave per circostanziare tutti i temi sviluppati nel corso della puntata. Il designer di oggi per esser più vicino all'immagine dell'artista deve tornare ad andare a bottega, lavorare lui stesso, non progettare più per l'industria. Produce oggetti, forse formidabili per l'estetica, ma che destano talvolta perplessità per le loro caratteristiche funzionali e i relativi prezzi, spesso legati a scelte discutibili per quanto riguarda i materiali. Così accade che una sedia che dovrebbe essere prodotta in plastica viene realizzata invece in ferro, risultando così molto pesante, diventando però nel contempo più preziosa e ovviamente costosa.

Sembra quasi che stia vincendo e trionfando un kitsch generalizzato e globale, con librerie o scrivanie, belle, ricche, dorate, a tiratura limitatissima, con tanto di firma del designer più alla moda, dove però non si trova più lo spazio per appoggiare dei libri o il notebook: oggetti senza più funzione se non quella estetica o forse fatti soltanto per un mondo che si sta defunzionalizzando.

Fonte:
- Passepartout

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