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Andrzej Wajda I Dannati di Varsavia[TvRip XviD Ita Mp3]Guerra [Tntvillage Scambioetico]

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Andrzej Wajda I Dannati di Varsavia[TvRip XviD Ita Mp3]Guerra [Tntvillage Scambioetico]

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Name:Andrzej Wajda I Dannati di Varsavia[TvRip XviD Ita Mp3]Guerra [Tntvillage Scambioetico]

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Andrzej Wajda - I Dannati Di Varsavia [XviD ITA Mp3].avi (Size: 1.26 GB) (Files: 1)

 Andrzej Wajda - I Dannati Di Varsavia [XviD ITA Mp3].avi

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Andrzej Wajda I Dannati di Varsavia[TvRip XviD Ita Mp3]Guerra [Tntvillage.Scambioetico]

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I DANNATI DI VARSAVIA

di Andrzej Wajda (1957)

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Title: I Dannati di Varsavia
Original tile: Kanal
Nationality: Polonia
Years: 1957

Genre: Drammatico / Guerra

Directed by: Andrzej Wajda
Production: Polski Film Agency - Zespol Filmowy "Kadr"
Release date: Varsavia, 20 aprile 1957

Cast:
Con Teresa Izewska, Tadeusz Janczar, Wienczyslaw Glinski, Tadeusz Gwiazdowski, Stanislaw Mikulski, Vladek Sheybal, Emil Karewicz, Teresa Berezowska, Maciej Maciejewski, Kazimierz Dejunowicz

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Awards:
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA AL FESTIVAL DI CANNES 1957
MEDAGLIA D'ORO AL FESTIVAL MONDIALE DELLA GIOVENTU' E DEGLI STUDENTI DI MOSCA, 1957
DIPLOMA DI RICONOSCIMENTO AL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI IBADAN, 1961
PREMIO DELL'UNIONE DEI CRITICI CINEMATOGRAFICI BRASILIANI A RIO DE JANEIRO, 1961
ANATRA D'ORO, PREMIO DEI LETTORI DELLA RIVISTA 'FILM', 1957.

Gradimento : 7/10 stelle

Language: ITA (B/N)
Length: 80 min

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Nel settembre del 1944 gli insorti di Varsavia si battono eroicamente con le preponderanti forze tedesche. Decimati dai bombardamenti aerei e dagli attacchi dei carri armati i rivoltosi si ritirano verso il centro della città, contendendo il terreno al nemico metro per metro. Una compagnia, ridotta ad un pugno d'uomini, dopo aver tentato un'estrema difesa alla periferia, si ritira sotto la guida di un ufficiale. Il quartiere del centro è circondato dai tedeschi e l'unica via di scampo è quella offerta dalle fogne. Nel labirinto sotterraneo, pieno di miasmi e di gente impazzita per il terrore, fa loro da guida una ragazza che, nella sua qualità di portaordini, ha percorso più volte quel cammino. A poco a poco la schiera si assottiglia: alcuni muoiono per gli stenti e per le ferite, altri impazziscono, alcuni cadono in mano ai tedeschi, altri sono uccisi nel tentativo di uscire alla luce. Solo il comandante e un subalterno riescono a raggiungere la salvezza; ma, appena fuori, il comandante scopre che parecchi dei suoi uomini si sono perduti per colpa del subalterno, il quale, per uscire più presto da quell'inferno, li ha abbandonati deliberatamente alla loro sorte. Accecato dallo sdegno, il comandante uccide il traditore, e rientra nel triste sotterraneo alla ricerca dei suoi uomini.

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Film in B/N molto interessante, una prospettiva diversa rispetto a quella con cui siamo abituati a vedere la maggioranza dei film sulla seconda guerra mondiale.
Un film impegnativo sicuramente da vedere. Il rip da TV (Raitre) non è il massimo ma sufficiente per poter apprezzare il film.

Una curiosità: Durante le ricerche per la preparazione della release mi sono imbattuto più volte nel fatto che questo film viene consigliato per la visione nelle scuole, senza nulla togliere all'indubbio valore dell'opera, mi chiedo quanto di questo sia dovuto ai suoi contenuti e quanto invece al suo distributore Italiano (San Paolo Film).

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La critica di Guido Aristarco (Guida al film, Fabbri Editori)

L'unica autentica novità rispetto ai film polacchi, scarsamente significativi, degli anni Cinquanta, che troviamo ne I dannati di Varsavia è nella scelta del soggetto del film, un episodio della rivolta antinazista di Varsavia: avvenimento storico, questo, ignorato e censurato dal regime filosovietico del dopoguerra. Nel 1944, quando già i soldati dell'Armata Rossa avevano raggiunto la sponda della Vistola prospiciente la capitale polacca, più di quarantamila militari e abitanti della città lottarono per due mesi, casa per casa, contro le preponderanti forze tedesche, e furono massacrati senza che i sovietici intervenissero per impedire la feroce repressione. Argomento del film è la tragica fine dell'insurrezione: la fuga attraverso le fogne di Varsavia, di un gruppo di partigiani polacchi ormai impotenti nel fronteggiare gli aerei e i carri nemici.
Solo in apparenza Wajda esprime le istanze popolari antisovietiche e l'«ansia di libertà» di quel momento storico, mentre nega in realtà ogni possibilità di liberazione e di cambiamento, mostrandoci una vicenda in cui i polacchi-patrioti-buoni-puri-altruisti-cattolici diventano martiri della ferocia nazista e del disinteresse sovietico. Nelle fogne di Varsavia muore la libera Polonia e inizia la schiavitù sotto la «dittatura». Il regista non vede prospettive di cambiamento della situazione presente e passata, non vede alternative alla dittatura, trova elementi degni di fiducia solo in dimensioni astratte: il coraggio, lo spirito di sacrificio, la fede dei singoli, ricompenserYears, in una vita futura, coloro che oggi sono sconfitti. Wajda approfitta della fine dello stalinismo non per proporre modelli di vita più avanzati, ma per dichiarare apertamente la propria individualità nazionale, religiosa e ideologica, e per piangere sulla «servitù» inevitabile del suo paese. Non vuole capire razionalmente le cause di un certo sviluppo storico, non si chiede quali fossero le divergenze ideologiche e strategiche che nel '44 dividevano profondamente i partigiani polacchi dallo Stato maggiore sovietico, non prende in considerazione, osservando un evento del passato, né i mutamenti sociali che, bene o male, il regime socialista introdusse in Polonia nel dopoguerra, né alcun altro elemento utile a un dibattito politico. La guerra è per lui una condizione esistenziale in cui trionfa il Male, i suoi personaggi sono situati fuori del tempo, fuori della storia: essi incarnano la situazione eterna e permanente dei «santi» martirizzati dalle dittature. In genere, i film dell'Europa dell'Est che negli anni Cinquanta affrontavano il tema della Resistenza si conformavano al rigido schema dell'esaltazione patriottica dei combattenti per la libertà, rappresentando con toni retorici soltanto gli aspetti «eroici» della lotta partigiana, lotta in cui le due parti avverse erano i termini antitetici d'una visione della storia moralistica e manichea. Wajda non rifiuta questi schematismi e non va al di là di una superficiale esaltazione dell'eroismo, in quanto i personaggi de I dannati di Varsavia, pur sofferenti, spaventati, sconfitti, destinati a morte sicura, sono pur sempre eroi, simboli di virtù degne di ammirazione incondizionata, archetipi dotati di scarsa credibilità (mentre combattono o fuggono il nemico, parlano sempre di «grandi temi» astratti - l'amore, la libertà, la dignità umana - mai dei problemi tattici o politici della loro lotta). Un individuo perde la ragione, uno tradisce, uno pensa solo a sé; dal confronto con costoro risultano maggiormente esaltati gli «eroi» che resistono fino alla morte, sacrificano la vita per la salvezza altrui, sublimano in un purissimo sentimento amoroso il proprio istinto di conservazione.
Questi temi vengono affrontati da Wajda con un linguaggio molto simile a quello dei film d'azione americani. La struttura narrativa e il ritmo del montaggio tentano di creare una forte suspence ponendo in rilievo le reazioni istintive e irrazionali d'un gruppo di persone immerse in una situazione angosciosa. Il fine di tale procedimento è quello di provocare negli spettatori ansia prima, commiserazione poi, senza fare minimamente appello alla partecipazione intellettuale del pubblico. L'indubbia capacità di Wajda nel dominare il mezzo tecnico non produce ricerche stilistiche originali, ma esercitazioni formalistiche fini a se stesse le quali denunciano da un lato le non poche incertezze di un regista quasi esordiente, e dall'altro la loro affinità ai procedimenti formali tipici del cinema di consumo hollywoodiano.

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